
Come ridurre i consumi di energia elettrica e gas e risparmiare sulle spese in bolletta? È una delle domande più ricorrenti in questo momento sui motori di ricerca.
Il caro-energia di questi mesi sta manifestando sempre più i suoi effetti nelle spese degli italiani.
Per tale ragione, il Governo è intervenuto con un Piano nazionale di contenimento dei consumi finalizzato a ridurre il fabbisogno di gas.
Tra le varie misure indicate, si parla di cuocere la pasta a fuoco spento e di ridurre i riscaldamenti; proposte che stanno facendo discutere e storcere il naso a molti. Ma quali sono le motivazioni e le reali strategie adottate per ridurre i consumi? Andiamo con ordine.
Perché i prezzi di energia e gas sono così elevati?
L’aumento delle bollette è strettamente collegato all’impennata dei costi delle materie prime a livello internazionale, dovuta al conflitto Russia-Ucraina.
Il costo del gas è salito vertiginosamente, toccando quota 2,498 €/Smc nell’indice PSV (Punto di Scambio Virtuale).
L’Italia è vincolata ai combustibili fossili per la produzione di energia elettrica: malgrado gli investimenti nelle rinnovabili, infatti, il gas naturale copre circa il 40% delle fonti di produzione nazionale di energia elettrica.
Ne consegue che, inevitabilmente, anche i costi di vendita ai clienti finali subiscano un’impennata.
Qual è il costo all’ingrosso dell’energia elettrica?
I mercati all’ingrosso dell’energia stanno subendo dei rialzi vertiginosi.
Facendo riferimento al PUN (Prezzo Unico Nazionale), cioè l’indice su cui si basano le principali tariffe a prezzo variabile, ci si rende conto immediatamente di quanto sia grave la situazione.
Il PUN monorario ad agosto 2020 aveva una media di prezzo di 0,04032 €/kWh. Ad agosto 2022, la media di prezzo è stata pari a 0,54315 €/kWh, ovvero oltre 13 volte il prezzo di due anni prima!
Quanto gli incrementi di prezzo pesano concretamente in bolletta?
Questi aumenti di prezzo non vengono tramutati in aumenti delle bollette in modo perfettamente proporzionale. Ciò principalmente per due ragioni: il peso delle varie voci di spesa in bolletta e le misure di contenimento adottate dallo Stato italiano in questi mesi.
- I prezzi di ingrosso influenzano solo le voci di spesa “Materia energia” per la luce e “Materia prima gas” per il gas naturale. Queste coprono soltanto una parte della bolletta che, come noto, ha al suo interno tante altre componenti: costi di commercializzazione e vendita, oneri di gestione del contatore, oneri di trasporto, oneri di sistema, imposte, IVA e altri ancora.
Ciò significa che l’aumento della bolletta non è proporzionale all’aumento dei costi, perché solo le voci direttamente legate a energia o gas vengono direttamente coinvolte.
- Inoltre, già da diversi trimestri il Governo italiano, in sinergia con ARERA, è intervenuto per calmierare gli aumenti, riducendo o azzerando del tutto alcune delle altre componenti. Nello specifico, le misure adottate sono:
– azzeramento degli oneri di sistema
– IVA al 5% per tutte le utenze domestiche gas
– aumento degli investimenti per i Bonus sociali
Grazie a questi due fattori, pertanto, l’aumento della bolletta è meno drastico di quanto ci si aspetterebbe.
È più preoccupante un prezzo fisso o un prezzo variabile?
Se di solito il prezzo variabile garantisce un risparmio in bolletta nel medio termine rispetto al prezzo bloccato, in questo momento l’instabilità dei costi delle materie prime provoca molte incertezze.
Ne consegue che chi ha bloccato il prezzo prima dell’inizio della crisi si ritrova avvantaggiato ma, quando rinnoverà l’offerta, lo farà a un prezzo decisamente più alto. Di contro, chi ha un prezzo variabile sta percependo costanti aumenti.
Insomma, non è possibile stimare, ad oggi, quale sia la reale differenza nel lungo termine. Stabilire cosa convenga oggi è un azzardo, perché qualunque scelta è un salto nel buio, poiché tutti i fornitori e tutte le loro offerte sono in balìa della crisi energetica internazionale. Attenzione, quindi, a cambiare piano tariffario adesso.
Il piano del Governo per ridurre i consumi
E veniamo al tema iniziale: poiché i costi sono alle stelle ed è pressoché impossibile evitarli, cosa si può fare per reggere il colpo? L’unica soluzione concreta è quella di “stringere la cinghia”, cioè ridurre i consumi di energia elettrica e gas naturale.
Avere un consumo sostenibile e parsimonioso è sempre una buona pratica, sia per le proprie tasche che per il pianeta. Tuttavia, quel che si rende necessario adesso è una riduzione straordinaria.
I suggerimenti che si leggono online in questi giorni fanno parte del Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale emanato dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE) il 6 settembre scorso.
Il testo parla sia delle strategie adottate per diversificare la provenienza del gas importato (con accordi già stipulati e trattative ancora in corso con altri paesi, in particolare dell’area maghrebina), sia delle misure di contenimento della domanda nazionale di gas. Quel che ci riguarda in questa sede è proprio la seconda parte.
Le azioni proposte sono essenzialmente quattro:
1. Massimizzare la produzione di energia elettrica con combustibili diversi dal gas
Ciò al fine di ridurre nell’immediato la dipendenza dal gas proveniente dagli altri Paesi. Si parla di carbone, olio e bioliquidi, per un periodo transitorio.
2. Contenere l’utilizzo dei riscaldamenti
In particolare, rispetto a quanto previsto dalla normale regolamentazione su temperature e orari per le varie zone climatiche, si parla di:
- ridurre di 1°C le temperature interne, ovvero 17°C per aziende e industrie (con 2°C di tolleranza) e 19° per tutti gli altri edifici, comprese le abitazioni (sempre con 2°C di tolleranza).
- ridurre di 15 giorni il periodo di accensione degli impianti di riscaldamento, posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 quella di fine (fatte salvo le utenze sensibili come ospedali, case di riposo, ecc.).
- ridurre di un’ora al giorno rispetto al normale l’utilizzo del riscaldamento in uffici e attività commerciali.
Queste le date e gli orari dell’accensione dei riscaldamenti per la stagione invernale 2022-23.
3. Adottare comportamenti virtuosi
È questa la parte che si riferisce ai singoli consumatori. Si tratta di azioni “a costo zero” che, però, si stima possano portare a una riduzione di ben 2,7 miliardi di Smc nella domanda nazionale di gas naturale fino al 31 marzo 2023.
Tra i comportamenti suggeriti ci sono:
- ridurre temperatura e durata delle docce;
- utilizzare anche per il riscaldamento le pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo;
- nella cottura dei cibi, abbassare il fuoco dopo l’ebollizione dell’acqua;
- ridurre il tempo di accensione del forno;
- usare lavastoviglie e lavatrice solo a pieno carico;
- staccare la spina degli elettrodomestici quando non in funzione;
- ridurre le ore di accensione delle lampadine.
4. Investire in efficientamento e altri comportamenti proficui
Si tratta di altre misure non “a costo zero” e che dunque richiedono investimenti privati (anche minimi) ed incentivi pubblici. In particolare:
- sostituire elettrodomestici, climatizzatori, caldaie e pompe di calore con modelli più recenti;
- installare pannelli solari termici per produrre acqua calda;
- sostituire le lampadine tradizionali con quelle a led.
Tali misure ricadono già nell’ambito di detrazioni fiscali, conto termico e altre forme di regime assistito. Anche qui la stima di risparmio nei consumi è interessante: circa 1 miliardo di Smc di gas naturale da qui al 31 marzo 2023.
Conclusioni: perché ridurre i consumi è così importante
Come detto, le misure promosse dal Governo sono finalizzate a mitigare quella che è già una crisi energetica mondiale.
Quel che riguarda direttamente i consumatori (e che sta facendo discutere molto su media e social network) è solo una piccola – ma potenzialmente importante – parte di questo piano.
Il dibattito sul tema è importante, ma stabilire quanto siano valide e coerenti le misure proposte non sta a noi dirlo. Quel che ci preme ribadire, semmai, è che gli effetti negativi di questa situazione li subiscono tutti: sia gli operatori del mercato che i clienti finali.
È importante fare il possibile per ridurre gli sprechi e contenere le spese in bolletta, affinché le conseguenze di questi aumenti siano meno gravose.